CARLOANTONIOBERTOLO
BERTOLOCARLOANTONIO
Incipit
I NOTTURNI DI RALCO: … I tempi stringevano e l'editore lo subissava di telefonate, a Ralco mancava solo di terminare l'articolo di fondo e il numero di gennaio poteva dirsi completo. L'approssimarsi delle festività natalizie lo costringevano a presentare il menabò con mezzo mese d'anticipo. Immediatamente dopo si sarebbe scatenata la campagna elettorale e il numero di febbraio sarebbe uscito fuori tempo. Non poteva eludere l'avvenimento senza un accenno o almeno un pizzico d'ironia. Accese il computer, recuperò il documentio e continuò: ...Dopo il divide et impera, panem et circenses erano ...
SUHUR-MASH-HA (Il segno del pesce capra): ... Aveva lasciato Locarno e si apprestava ad aggirare Ascona per dirigersi a Brissago. Fuori dal centro la strada era pressoché deserta.
L'automatismo della guida su di un percorso a lui ampiamente noto gli lasciava il tempo per riflettere sul senso di solitudine che l'opprimeva da quasi mezzo secolo. Ne conosceva le cause? Certo. Sapeva non solo di avere sbagliato, ma anche quando, dove, come e perché. Aveva caparbiamente accettato di sbagliare credendosi capace di gestire ogni situazione, di dominare ogni difficoltà . Umana presunzione, niente di più banale e di più stupido e nel contempo niente di più umano e logico in chi è giovane.
Quel che si rintanava nell'ombra erano le cause remote, quel qualcosa accaduto ieri ...
STALATTITI DI GHIACCIO
Dardi di fuoco sprizzava l'ovale
Baluginava l'Atitlan al sole bucando il cuore bastardo del mondo:
d'eterna primavera tropicale eran lo sguardo d'un'ombra irreale.
sul rassegnato sospirar dell'uomo. Come stalattiti, d'ambra sfumate,
Stagliavasi sul grigio della roccia, rade cortine canute dal tempo
come inchiodata al buco d'un dirupo vedea fluire sul petto villoso,
cariatide intagliata d'ombra umana, dal luccicare d'un mento bavoso
immobile, in estasi perduta. appeso a un teschio immobile, assorto.
Regger pareva stanchezze infinite ....
poste sul dorso scosceso del monte
POLVERE DI LUCE
Guardo Bissone e Melide. Campione, volare là sopra come un airone
che oltre quel ponte scorgo lontano tra un cielo di nubi e squarci di luce,
specchiarsi nel lago come visione cantare al sole l'eterna canzone
d'in sul terrazzo del verde Serpiano.
sull'ali del vento che mi conduce;
Entro i riflessi del lago e l'alone gridar la mia gioia, la grande passione
dell'agostana, assolata calura per questa vita che ancor mi seduce.
sempre mi perdo in cotemplazione.
Vorrei tentare la folle avventura:
GIOVENTÙ
L'ora passò ...
Era la vita L'uomo, smarrito, si scosse, guardò ...
come dischiusa aurora e, nella brina aspersa fra le chiome,
in un tripudio vide la sera.
di primavere.
di palpiti festanti, di chimere,
d'occhi sognanti:
riverbero di vergini pianeti
lontani.
Quando l'Eterno, sull'estasi inconscia
sorse e pensò:
"Scorri, è l'ora!"
TOP GUN SUGLI ANGELI
Un pensiero, un sogno... una chimera:
fantasmi di una sera.
Un'ombra nella nebbia del mattino:
triste risveglio d'un bambino.
Piango dei padri il passato
che vedo sfumato.
Piango dei figli il futuro
immerso in un turbine oscuro
fra gli occhi sbarrati d'un vile
che imbraccia beffardo un fucile.
LE CHIAVI DELL'IO
Io scrivo è il ponte menzognero
e la mia chiave è dell'Io espressivo, dell'interpretazione
tu leggi che spesso le confonde.
e gli occhi usan quella dei gorgheggi. Se n'era accorto il Foscolo,
La musica che nasce leggendo quell'Iliade,
sembra ci sappia unire , ma non è poi un mistero.
ma è solo un'illusione: Quindi del Monti scrisse:
io credo saper dire, <<Gran traduttor dei traduttor d'Omero>>
tu di saper capire.
Un fiume ci separa
e a unire le due sponde
SCARPE
Se ti ripenso quand'eri bambina Mute parole, una fiaba infinita
incespicante entro scarpe di donna quando mimavi le tue fantasie
mentre indossavi di mamma la gonna ad uno specchio lator di bugie.
e t'atteggiavi di già a signorina, Certo dei grandi storpiavi la vita.
la tenerezza riprovo di allora. Rimpiango triste, e il cuore mi duole.
Avevi smania di crescere in fretta, Forse giocare ben altra partita
pensavi la vita fosse perfetta avrei dovuto, la non suggerita.
e d'esser grande sognavi già l'ora. Non ho saputo? Non trovo parole.
​
IMMAGINI
Grafemi impressi sulla rena
distesa con il palmo della mano.
Tsunami di ricordi
dietro le palpebre serrate,
traslucide, ad abbronzarsi al sole;
popolano pian piano
lo schermo fluorescente della mente.
Gioca la brezza
coi peli delle braccia,
sfiora la faccia, confonde i pensieri.
Calore che stuzzica e t'infonde
capziosi desideri.
Poi tutto è come ieri
per la risacca che spiana la traccia.
​
POETA
Molti si chiedon cosa sia poesia,
ma pochi cosa l'essere poeta
ed il poeta stesso chi egli sia.
Parla con voce timida, discreta,
mette a nudo se stesso, indaga il mondo,
scortica il cuore, l'anima ed abiura
quel che gli altri appetiscon. Nel profondo
vorrebbe capeggiare una congiura,
ma è pure consapevole che infondo
pochi lo degneran d'una lettura.
Sa come il proprio simile abbisogni
d'un patetico narrator di fole;
forse soltanto d'un acchiappasogni
o d'un prestigiatore di parole.
LA LUMACHINA A PRANZO
Fragoletta,fragoletta
ti divoro senza fretta,
ma le antenne ben protese
tengo a scanso di sorprese.
Così viscida dovrei
poter farmi i fatti miei
ma purtroppo, che birbanti,
di nemici io ne ho tanti.
Con il sale l'uom mi scioglie
provocandomi gran doglie;
dice il riccio al toporagno:
«Quella lì io me la magno!»
Brutta, viscida e schifosa
so non essere gran cosa,
ma ricordati che anch'io
creatura son di Dio.
LA LA COCCINELLA
Sette piccoli puà
perché mai? Nessun lo sa.
Rossa, gialla, rosa o nera
assomiglio a mezza sfera.
Sì, lo so d'esser graziosa
e perciò son velenosa!
Di pidocchi predatrice
come Diana cacciatrice,
ma se a voi sembrerò parva,
son cannibale da larva,
cosicché della nidiata
resterà la più dotata.
Suggo gli afidi in giardino
come piace al contadino.
Rossa, gialla, nera o bruna
porto agli uomini fortuna.
SILENZIO
​
Nel tuo silenzio ostinato e duro,
io, corvo solitario in cresta al muro,
scrutando vado l'orizzonte:
pavento l'uragano
precipitar dal monte,
siccome
il naufragar m'è triste nel dolore
di un mare senza nome
anche se il melo è in fiore.
L'AMBIZIONE
​
Se del successo punti alla scalata
sai che gl'intoppi non son bruscolini.
Sali dal fondo della scalinata
e ad aggredir t'appresti quei gradini:
​
fatichi, arranchi, sgomiti, calpesti.
Quando ansimando sei arrivato in cima
e pago di conquiste poi ti arresti,
scopri ch'è stato inane fin da prima.
​
​
​
​
L'Italia è sempre più un paese geriatrico, un paese di vecchi, di gente che si depila dov'era pelosa e s'impila dov'era pelata, un popolo di dentiere, di carrozzine e di badanti, d'istituzioni debilitanti, di cittadini gabbasanti, di nonni ingombranti, pedanti, seccanti.
L'Italia è un vecchio paese di vecchi.
Perché non pensare a una letteratura per vecchi: una letteratura che ricordi a chi legge che "si nasce bimbi e si muore bambi?"
PROFEZIA
(destrutturata)
Prafezio
Gravegli o gurbagle,
mistoru ad entrigo.
Chu c'are nin c'oru
alle vicchou maneiro.
Dua spendi do lutta
en in corchua perfitto:
pur tarre li gourra.
Che vivrò vudrà;
l'ericolu qaesti to dù.
IN CAMPAGNA
Un grufolar sommesso nel porcile,
un gracidar sonoro nel fossato,
un riso soffocato nel fienile,
sole rovente a picco sul selciato.
Lenticchie d'acqua sulla superficie
di un'acqua lenta che fluisce a mare.
Sbattere d'ali di una coturnice
semi nascosta che sta per volare.
Steso supino al limite del prato
guardo il cielo tingersi di rosa,
sentendo il vento fresco all'imbrunire.
Sono ricordi emersi dal passato
nella senilità stanca e tediosa:
un surrogato prima di... partire.
Lettore, sì, lo so, ti sto sul gozzo
e mi gabelli per volgare e sozzo
quando non pensi sia piuttosto sozzo,
​
perciò t'invito a prendere visione
nelle LALÌE della postfazione,
là troverai la giusta spiegazione
​
e non ti paia azzardato e strano
veder la poesia nel quotidiano
credendola soltanto da divano.
​
(Saltimbanco di parole,
fo dei versi la mia prole
stesa nuda sotto il sole;
​
funambolico nel senso
senza smania di consenso
dico sempre quel che penso).
​
Piaccia o no che sia poesia,
or ti lascio in compagnia
della mia crestomazia.
​