

CARLOANTONIOBERTOLO
BERTOLOCARLOANTONIO
"LA POESIA È MORTA, VIVA LA POESIA !
SE LA POESIA È FIUME E LA PROSA MARE, QUANDO IL FIUME, ABBANDONANDO SPONDE E ALVEO SFOCIA IN MARE, PERDE LA PROPRIA IDENTITÀ DI FIUME.
COSÌ ANCHE LA POESIA NON È PIÙ POESIA PERCHÉ DIVENTA PROSA A TUTTI GLI EFFETTI."
IL CERVO
Cipiglio altero e lo sguardo fosco
bramisce il cervo nel folto del bosco
verso l'autunno al cader delle foglie
fiutando il vento in cerca di moglie.
Scoperto il branco nell'ampia radura
ambisce all'arem da sopra l'altura,
ma un altro maschio di poco lontano
sembra gridargli: «Qui sono sovrano!»
Mostrando il palco con far minatorio:
«Non voglio intrusi sul mio territorio,
guarda dei rami i lunghi pugnali,
ti farai male se solo mi assali!».
Il giovin cervo non troppo convinto:
«Aspetta - dice - ancor non hai vinto»
A testa bassa, partendo al galoppo
punta sul vecchio gridando: «Ti accoppo».
Schioccan le corna, si torcono i colli
volano pezzi di rami, son folli.
Fuggon le femmine per la radura,
ma la tenzone più a lungo non dura.
Il giovin cervo battuto e avvilito
lascia il quadrato, è stato ferito.
Il vecchio maschio trottando altezzoso
raduna l'arem, si sente orgoglioso.
Cala la nebbia, ma pare un sipario
che avvolge il bosco. è come un sudario.
(da: LE FILASTROCCOLE)
L'UROGALLO
Lassù dell'Alpi nell'ampia vallata
quattro urogalli son scesi in parata.
È appena l'alba e in mezzo all'arena
schioccano, soffiano, fanno gran scena.
Mostran le penne più belle e lucenti,
ciglia arancione e becchi potenti.
Sembran guerrieri arroganti e sicuri
voglion far credere d'esser dei duri.
Poi nell'arena, vicino al costone
ecco azzuffarsi in aspra tenzone:
tra un roteare di piume falcate
ogni rivale vien preso a beccate.
Paion combattere fino alla morte
e ansioso guardi chi premia la sorte,
ma, procurata la prima ferita,
fugge il perdente e salva la vita.
Canta il vincente sbattendo le ali,
pensa d'aver surclassato i rivali.
Indifferente a quell'aspra contesa
è l'urogalla per niente sorpresa,
ché a conquistare la dolce metà
sempre è la femmina e questo si sa.
(da: LE FILASTROCCOLE)
LA CAPINERA
È un passerotto piccino piccino,
berretto nero in cima al capino,
d'insetti e bacche si nutre l'uccello
e più degli altri così è grassottello.
Livrea del maschio grigina e vistosa,
bruna la femmina e più rugginosa.
Quando di sera lui canta l'assolo
è così dolce che par l'usignolo;
schivo si presta al canoro certame
pudicamente in mezzo al fogliame.
Sia il bosco asciutto che ripariale
d'intera Europa è il suo areale.
Il nido piccolo e molto curato
dentro i cespugli vien collocato.
Timido sembra, ma è gran paladino
pronto a difendere il proprio pulcino;
sfida spavaldo perfino la sorte,
imperturbabile innanzi alla morte.
Infin, distratto che l'abbia e confuso,
si mette in salvo beffando l'intruso.
(da: LE FILASTROCCOLE)
LA CORNACCHIA
La cornacchia fa: «Crà, crà,
bimbi cari ora son qua.
Là sui monti c'è la neve
mentre qui si mangia e beve.
Di colore grigia e nera
in città sarei straniera.
Mi dispiace se do noia,
ma lassù fa un freddo boia.
Senza fretta né vergogna
ripulir d'ogni carogna
è il mestiere che io fo
ed il fitto che vi do
per pagarmi la vacanza
con un po' di tolleranza.
Senza un'ombra di malizia
vi propongo l'amicizia.
Siam d'accordo?Questa estate
tornerò alle mie cascate
alle Alpi, alle casere.
Lascerò le ciminiere.
Per mostrare poi alla gente
quanto sia riconoscente,
qualche penna remigante
spargerò lungo il versante
dove salirà in cordate
di escursioni improvvisate.
Strapperolla dal mantello
per l'alpin, pel suo cappello».
(da: LE FILASTROCCOLE)